Una botta di culo ogni tanto ci vuole Weekend in Liguria #Day1

Davvero. Non riesco a capire come sia possibile che in America, per andare da casa mia a Malibù, ci impiegavo 4 ore. Quattro ore di autobus che non mi pesavano affatto. E qui, per andare da casa mia in Liguria, 4 ore di macchina, che non so come farle passare. Non trovo pace. Dormo (ovviamente non sto guidando io). Mi sveglio. Mangio. Dormo. Mi sveglio. Mangio di nuovo. Ho fatto fuori tutta la pizza con le patatine fritte e il salamino che avevo avanzato ieri sera. E sono solo le 10 del mattino.

  • Non fatevi ingannare dalle brioche dell’autogrill come succede sempre a me. Sono così invitanti che le mangeresti tutte. Poi le ordini e…aiuto. Quella alla crema, ha la crema al limone che sembra detersivo. Ed è così dolce e appiccicosa che ti ci vuole una settimana per dimenticare il gusto. E quella alla ricotta…parliamone. Una confezione intera di ricotta dentro una brioche. Senza zucchero, ma pesante all’inverosimile. Sto male.
  • Neanche il tempo di girare giù per la strada che porta in centro a Portovenere e…il disastro. Strada a senso unico. Macchine parcheggiate lungo tutto il ciglio della strada. Macchine e corriere incolonnate. Tutte alla ricerca di un parcheggio. Si prospettava un’attesa lunghissima. Stavamo perdendo ogni speranza quando, davanti a noi, è apparso lui. Un ragazzo, probabilmente inglese o francese, che ci ha fatto segno con la mano per dirci che se ne stava andando. E ci è pure venuto incontro per darci il biglietto del parcheggio. Pagato fino all’indomani mattina. Wow. Che culo assurdo. Ogni tanto ci vuole.
  • A Portovenere c’ero già stata alle medie. In gita di terza media per la precisione. So che mi era piaciuta ma ho vaghi ricordi. Ma proprio vaghi vaghi. Le casette colorate, ad esempio, non mi ricordo di averle viste.
    Le casette colorate di Portovenere
    Le casette colorate di Portovenere

    Non mi ricordo neppure ci fosse il paesetto in realtà. Pensavo Portovenere fosse solo la chiesa e la grotta di Byron. Che a dirvela qua, mi sembravano addirittura diverse. Mah. Chissà dove sono andata in gita quella volta.

    Portovenere dall'alto
    Portovenere dall’alto
  • Siccome amo così tanto i cinesi, non potevano non esserci anche a Portovenere. Vestiti da sposi tra l’altro, che si stavano facendo fare un servizio fotografico. Ecco. Se già rompono le palle quando sono “normali turisti”, figuratevi quando sono in viaggio di nozze. Volevo ammazzarli. Erano sempre in mezzo dove dovevo fare le foto. Sempre. Che nervi. Ad un certo punto, dalla disperazione, ve li ho pure fotografati.

    Cinesi e i servizi fotografici
    Cinesi e i servizi fotografici
  • Io mi chiedo perché cacchio esiste il cambio dell’ora. Si potrebbe avere un’ora in più di sole il pomeriggio, e invece no. Cambiano l’ora per avere un’ora in più di luce  il mattino, finché la gente dorme. Che senso ha? E tra l’altro, l’hanno cambiata proprio ieri. Aspettare dopo il ponte di Halloween pareva brutto? Mi sarei potuta fare la passeggiata da Portovenere a Campiglia, senza ritrovarmi a metà strada al tramonto.
    Tramonto a Campiglia
    Tramonto a Campiglia

    Non è che non sia stata contenta di ritrovarmi a Campiglia al tramonto. Anzi. E’ stato bellissimo. Tutta la gente nella piccola piazzetta di questo paesino minuscolo ad aspettare il tramonto. Semplicemente unico. Come se fosse un rituale. Il problema è che dovevo tornare indietro, e avevo due ore ancora di cammino. Al buio.

  • Mangiare il formaggio sopra il bancone del bar, pensando sia un assaggio per i clienti, quando invece è li per essere portato ad un tavolo che l’ha ordinato, non ha prezzo.
  • Cammini nel bosco, con il buio, e ad un certo punto, incontri un simpatico signore che ti dice di andare per la strada normale perché di solito la sera ci sono tanti cinghiali e sono piuttosto pericolosi. Che meraviglia.
  • Quindi fai la strada dove passano le macchine. La strada più lunga. Anch’essa tutta al buio ovviamente. Sei li che cammini, facendoti luce con il cellulare, quando si ferma una macchina. Ci chiede se abbiamo bisogno di un passaggio. Silenzio dall’incredulità. Due botte di culo lo stesso giorno. Dio esiste e oggi, a quanto pare, è pure dalla nostra parte. E nessuno di noi l’ha invocato. Neppure l’Universo.
  • Non si sa il perché, ma siamo finiti a dormire in un paesetto di montagna chiamato “Tavarone”. Fino ad allora per me il “tavaron” era il bubbone dato dalla puntura di un insetto. E oggi mi sono ritrovata a dormirci. Incredibile.
  • A Tavarone comunque la gente non sa parcheggiare. Nessuna macchina all’interno delle strisce. Tutte sopra le strisce e tutte storte. Olè!

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