Tra tutte le città possibili immaginabili, mai mi sarei aspettata di ritornare proprio a Siviglia. In quella Siviglia calda e caotica che all’epoca non avevo particolarmente amato.
E invece, eccomi qui di nuovo. Inaspettatamente. Questa volta in pieno inverno.
Che poi, parlare di inverno a Siviglia è una parola grossa. Ho girato in manichette corte per 3 giorni.
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Un viaggio inaspettato e una sensazione altrettanto inattesa.
Mi sono ritrovata a pensare che Siviglia, in realtà, non è poi così male come me la ricordavo. Anche se la città in se non è cambiata affatto.
Tutto è esattamente come lo avevo lasciato 3 anni fa. Tutto allo stesso posto. Tutto come all’epoca. Negozi, bar, giardini. Tutto uguale a come me lo ricordavo. Niente è cambiato. Forse solo la temperatura esterna. Ma neanche di tanto. Perché nonostante sia inverno, qui fa comunque caldo.
E’ strano ritornare in una città dopo tanto tempo e ricordarsela ancora vividamente. Ricordarsi le stradine nascoste che portano ad una chiesa; ricordarsi i bar di Tapas dove avevo mangiato. Ricordarsi le zingare che cercano a tutti i costi di infilarti tra le mani un rametto di rosmarino.
Ricordarsi quello che non si immaginava nemmeno di ricordare ancora.
E niente. Mentre la prima volta in questa città volevo vederla tutta (e così è stato), questa volta volevo vivermela. Volevo respirarla. Volevo assaporarla.
Cioccolata con churros a colazione. Tapas a pranzo e a cena .
Ho scoperto il formaggio di capra con il miele e le melanzane fritte. Una bontà infinita.
Tre giorni in completo relax. Anche perché…che fretta c’è? Qui tutto va a rilento. Ci si sveglia alle 9, si pranza alle 3 e prima delle 10 la gente non va a cena. Neppure durante la settimana.
Le giornate sono lunghissime. Interminabili. Mi ricordo di averlo pensato anche il primo giorno della mia prima volta in questa città. Erano solo le 6 di un pomeriggio di fine agosto e il sole era ancora alto nel cielo come se fossero appena le 2 del pomeriggio.
Siviglia – pensieri sparsi.
Questa volta che è inverno, che fuori non sono 50 gradi ma solo 25, finalmente sono riuscita a provare la cioccolata con i churros. La mia prima cioccolata con churros, la mia prima mattina a Siviglia, in un bar a caso di Triana.
Gente con pane, aglio e pomodoro. Di prima mattina. Gente con il famoso café con leche e, gente come me, con chocolate con churros. A quanto pare, qui, la colazione con cornetto e cappuccino non passa proprio per la testa. Tutto va a rilento, ad eccezione per la frenesia dei camerieri.
Io adoro Ale-Hop. E’ un po’ come Tiger. Trovi tutto quello di cui hai bisogno. E anche quello di cui non hai bisogno, ma che vedendolo, capisci di non poterne più fare a meno. Mi sono comperata uno zainetto. Dovevo trovare il modo per mettere da qualche parte il mio giubbetto, che era ormai da mezzora che tenevo in mano. Sono appena le 10 del mattino e già fa caldo.
Il mio posto preferito di Siviglia, a distanza di anni, è sempre lo stesso. La passeggiata lungo il fiume, vicino al Ponte de Isabel II, che si affaccia sulle casette colorate del quartiere di Triana. Non lo so perché. Mi da serenità. Avrei scattato centinaia di foto. Anzi, forse l’ho fatto. Insaziabile.
Una cosa che odio, quando sono in viaggio, sono i turisti. Maleducati, chiassosi, non curanti degli altri. E se sono cinesi, sempre in mezzo quando sto cercando di scattare una fotografia. Sempre. Odio dover scegliere un posto dove pranzare o cenare. Perché stai certo che dopo aver mangiato, ti ritrovi a vedere un sacco di localini più belli in cui ti saresti voluta fermare. E odio dover scegliere del cibo da menù in cui non capisco un accidenti. Perché anche se ti fai portare il listino in inglese, è un inglese spagnoleggiante e…ne capisco quanto prima. Se non addirittura di meno.
Mai mi sarei pensata di trovarmi, durante le vacanze natalizie, in un paese caldo. Non sembra neanche Natale. Se solo non fosse per le bancarelle natalizie e le luci in giro per la città. Fa strano. Fa proprio strano.
Ma quando ti ritrovi, per puro caso in Plaza de San Francisco, dove ci sono delle enormi palle di Natale illuminate che si spengono improvvisamente…. Un vocio di delusione e poi lo spettacolo. Parte “All I want for Christmas is you”. Le luci si riaccendono e cominciano ad andare a tempo di musica. La gente è meravigliata e felice. Io ho gli occhi a cuore e sprizzo gioia da tutti i pori. Cerco di fare un video ma, ovviamente, il cellulare mi abbandona nel momento clou, nonostante sia sotto carica. Ma sono felice ugualmente. L’aria di Natale, nonostante sia caldo, la sto sentendo tutta.
Plaza de España è una cosa indescrivibile. Colorata. Maestosa. Immensa. Meravigliosamente unica. Cavalli e carrozze che la attraversano, innamorati che fanno un giro in barca, fontane che cambiano colore e cinesi. Cinesi che si piazzano davanti mentre sto facendo un video, incuranti di me e delle carrozze che quasi le travolgono.
E poi ti ritrovi, così, per caso, in un posto pieno di giovani, dove le tapas costano solo 1 Euro e i mojiti 3 Euro. Siviglia sta battendo Lisbona. E io vorrei rimanere qua un po’ più a lungo. Giusto il tempo di provarli tutti questi bar di tapas e stilare una classifica.
Il Parque de Maria Luisa. Parliamone. Pensavo fosse così secco e poco “parcoso” la prima volta che ci ho messo piede perché era estate e faceva un caldo atroce. E invece è uguale e identico anche d’inverno, nonostante le temperature siano come quelle nostre primaverili. Diciamo che i giardini non sono proprio il punto forte di Siviglia. Se non per quelli dentro ai patii delle case. A volte inaspettati. A volte stupefacenti.
Nel quartiere di Triana, ogni sera, puliscono le strade con acqua e detersivo. Si. Avete capito bene. Ogni sera e con acqua e detersivo. E sempre a Triana, ci sono i barboni che vanno in giro con il carrello e si sentono dei Boss. Proprio come quelli americani.
Un altro dei miei posti preferiti di Siviglia è il Parasol, o las Setas, come la chiamano qui. Di notte, più che al tramonto. Quando le luci si illuminano e ti sembra di camminare in un posto che ha qualcosa di surreale. E poi si vede tutto attorno la città illuminata. Cosa volere di più?